FRA SILVESTRO MICCU'
dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti, nato
a Napoli nel 1749, al secolo Giovanni Battista, dottore in Teologia
nell 'Università di
Napoli, entrò nell 'Ordine nel 1764; fu guardiano del Convento
di S. Maria Nova a Napoli; il 27 febbraio 1792 fu eletto Vescovo
delle diocesi unite Ravello e Scala, e consacrato a Roma il 4 marzo
1792 dal Cardinale Valente Gonzaga. Dopo dodici anni di zelante
apostolato nelle due città, il 4 ottobre 1804 fu elevato
ad Arcivescovo di Amalfi . Trasferitosi nella nuova sede continuò ad
avere un particolare pensiero di predilezione per Ravello.
Ma l'ora della soppressione delle due diocesi s'era avvicinata.
Il Concordato del 16 febbraio 1818 tra Papa Pio VII e Ferdinando
I, re delle due Sicilie, indicava le ragioni per la soppressione
di alcune Sedi Vescovili, che non potevano conservarsi nemmeno
come Concattedrali, per la esiguità della rendita e le oscurità dei
luoghi ove essi si trovano".
I Ravellesi, rammaricati per la prospettata soppressione, ri volsero
immediata supplica al Re per la conservazione della loro Sede Vescovile.
Dal piccolo carteggio che porta il drammatico e triste titolo "L'ultimo
colpo per Ravello", conservato in Archivio, piace rievocare
questa pagina storica, riportando la let tera che fu inviata al
Re, sottoscritta dal Vicario, Dignità e Canonici, dal Sindaco
Pietro Fusco, dai Cavalieri Confalone, Frezza, Fusco, D'Afflitto
e da molti cittadini.
" Sire, a piedi del suo Real Trono prostrati riverentemente
il Capitolo della Cattedrale, il Sindaco, i Decurioni, ed i Nobili
del Sedile
di questo Comune di Ravello, in Provincia di Principato, umilmente
espongono, qualmente al Sommo Pontefice con V. M. per giusti motivi
si deve procedere alla circoscrizione di alcune Diocesi, nelle
quali o per la tenuità delle rendite, o per il piccolo numero
dei Diocesani, o per l'oscurità del luogo, la Dignità Vescovile
non può conservare il suo splendore, dovendo restare come
Cattedrale soltanto le Chiese antiche ed illustri.
A tal oggetto ci prostriamo ai piedi di V .M. per farle presente
col dovuto rispetto che questa nostra Cattedrale gode anche queste
prerogative, poiche ella fu eretta in Cattedrale dal Sommo Pontefice
Vittore III di s.m. fin dal 1086 e dal primo momento della sua
fondazione gode l'onore e la prerogativa a poche Cattedrali conceduta
di essere immediatamente soggetta alla S. Sede ed in seguito un
tal provvedimento le fu confermato da sette altri Sommi Pontefici,
per cui può e deve dirsi una del- le più antiche
e delle più illustri del nostro Regno.
Ne questa nostra patria può dirsi luogo oscuro, poiche va
ella adorna di un sedile di Nobiltà sì generosa,
che molte famiglie Patrizie dei Sedili di Napoli si danno il vanto
di trovare la loro origine dal Sedile di Ravello, in dove anche
oggi si continuano a risiedere molte di esse famiglie.
Anche il. Tempio Cattedrale bastantemente ampio, e maestoso, ricco
di marmi e preziosi monumenti, e di tante insigni relique, fra
le quali è un ampolla quasi piena del Sangue Miracoloso
del nostro Principal Protettore S. Pantaleone, rende la nostra
patria cospicua ed illustre.
Tutti questi pregi e prerogative, oltre di tanti altri, che si
tacciano, per non tediare ulteriormente V. M., ci animano a presentarci
supplichevoli ai piedi del glorioso Trono di V. M. e pregarla di
aggregare questa nostra Cattedrale a quella contigua di Minori,
giacche in tal caso il Vescovo potrebbe mantenersi col dovuto decoro
con le rendite di queste tre Mense. Tanto più che in questi
luoghi segregati dalle strade rotabili non è frequente l'accesso
di personaggi illustri, e per conseguenza il vescovo non è obbligato
a mantenere gran numero di Sacerdoti, ne spese di carrozza. Speriamo
dunque che V. M. voglia benignarsi di dare ascolto a queste nostre
umili preghiere con preservare questa nostra patria, la quale si è dimostrata
sempre fedele a V. M. dall'avvilimento, in cui potrebbe cadere,
se questa Cattedrale s'incorporasse all'Arcivescovado di Amalfi,
il quale è bastantemente gravato di popolazione.Ma si benignerà di
aggregarla alla Cattedrale di Minori ;o se tanto non possiamo ottenere
da V. M. la preghiamo a non voler permettere che sia Collegiata,
ma Concattedrale con Amalfi, quantunque essa è una Chiesa
tanto cospicua ed illustre per il privilegio di essere immediatamente
soggetta alla S. Sede.
Tanto sperano i supplicanti dalla V. M., compromettendosi di pregare
incessantemente il Signore Gesù Cristo, affinche si benigni
di prolungare la preziosa vita di V. M. e di tutti gl 'Individui
della Real Famiglia, e l'avranno, ut Deus ". A perorare la
causa, il 4 giugno partì da Ravello una deputazione con
a capo il Can. Gaetano Mansi assieme ai Cavalieri Filippo Confalone
e Ignazio Frezza e si portò a Napoli presso mons. Giustiniani,
chiedendo " la permanenza del Vescovo a Ràvello, adducendo
anche che i Canonici avrebbero finanche fatta rinuncia formale
a qualunque pretensione di rendita richiesta dal Concordato ".
Nonostante tanto vivo e premuroso interessamento di tutte le autorità,
religiose e civili, " l'ultimo colpo per Ravello venne e fu
l'abolizione del Vescovado ".
In data 7 aprile 1818 fu trasmessa copia all'arcivescovo di Amalfi,
mons. Miccù, della .legge tra la S. Sede e Ferdinando I;
ma già precedentemente il Papa Pio VII, con lettera datata
a Roma il 3 aprile 1818, aveva comunicato ai Vescovi il Concordato
stipulato il 16 febbraio 1818 .
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