Chiesa della SS. Annunziata
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La storia della chiesa
Era il 1281 quando fu aperta al culto la Chiesa, costruita
dalla nobile famiglia dei Fusco e dedicata a Santa Maria
Annunziata. E' però probabile che già da
alcuni anni fosse in corso la sua costruzione, giacche
nel 1277 era nominata nel testamento del ricchissimo Nicola
Rufolo.
Nel 1305, un altro nobile ravellese, Leone Acconciaioco,
espressamente destinò fondi per costruire la strada
di collegamento tra la chiesa dell'Annunziata e la chiesa
di San Pietro alla Costa.
Il rettore della Chiesa era di nomina regia: nel 1323, re
Roberto d' Angiò chiamò al suo governo l'abate
Giovanni Frezza. Ma nel 1393 re Carlo III di Durazzo rinunziò al
diritto di nomina e la Chiesa ritornò sotto il patronato
della casata dei Fusco.
Sul finire del 1300 Ravello rimase coinvolta in una guerra
per la conquista del regno di Napoli fra due partiti, uno
parteggiante per Luigi II d' Angiò, l'altro per Ladislao,
figlio di Carlo III di Durazzo, sostenuto dal Papa Urbano
VI. Ravello si schierò con Ladislao, che ebbe la meglio
nella lotta. Fu appunto re Ladislao che, in premio dei servigi
resi, nel 1403 confermò il patronato della Chiesa
alla nobile fa- miglia Fusco, che pose definitivamente il
suo stemma sul portale d'ingresso.
La Chiesa era ricchissima di monumenti, di marmi e icone:
nel corso del secolo XVII la stessa famiglia Fusco, diffusasi
per rami fuori Ravello e perso l' amore per la terra d' origine,
molti ne sottrasse. Resta memoria, ad esempio, che nel 1691
due splendide colonne di marmo verde antico (forse simili
all'ultima ancora esistente, la seconda a destra della navata
centrale) furono dai Fusco donate all'arcivescovo di Napoli
Giacomo Cantelmi.
N el1721 la Chiesa subì la trasformazione barocca.
Nel 1887 già soffriva di evidenti guasti, ma sull'unico
altare allora esistente v' era l' immagine della Santissima
Maria Annunziata e alcune lapidi in marmo.
Il 25 marzo di ogni anno, nella ricorrenza dell' Annunciazione,
era il giorno di festa per la Chiesa e al popolo veniva offerto
pane e vino. Il restauro, che ha condotto la chiesa al suo
primitivo stile romanico, fu eseguito negli anni 1982-83;
da allora non più attiva per la funzione religiosa, è adibita
allo svolgimento di congressi e conferenze
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A sinistra del portico è l'ingresso alla Chiesa.
Sopra l'architrave si fa notare lo stemma araldico
in marmo della famiglia Fusco, di antica nobiltà ravellese.Bianco
e semplice appare oggi l'interno, ora destinato ad
attività culturali e scientifiche e quindi privato
dei simboli religiosi.
L'impianto è romanico a tre navate, la centrale
si alza snella verso le capriate; le tre crociere delle
navate laterali, scandite da
arcate ogivali, scorrono verso le profonde absidi; due colonnati delimitano
le navate con due monoliti per parte dai bei capitelli, tre romanici
a foglie cuspidali, uno corinzio. Le colonne sono di magnifica fattura,
due di granito, la terza di marmo verde antico, la quarta di marmo rosa.
Una cupola ad alto tamburo dal diametro di quattro metri si apre sui
tre quarti della grande navata, in luogo d'essere posta, come in altre
chiese romaniche ravellesi, al centro del transetto. Il tamburo della
cupola, visto dall' esterno, mostra archetti con piccole finestrelle:
un tempo era illeggiadrito dall'intreccio d'archi a somiglianza di quelli
ammirati sulla cupola della chiesa di Santa Maria al Gradillo.
Qui però sono esclusivamente in tufo nero. L'arco ogivale, che
racchiude l'abside centrale, conserva sul cordolo i tratti superstiti
del fregio in tufo nero. Piccoli oblò e finestrelle portano luce
dall'alto, da ambedue le alte pareti della navata. La Chiesa, un tempo
ricchissima di arredi, è oggi spogliata del tutto, resa così per
renderla adatta all'uso profano ora attribuitole.
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